Appena arrivato annuncio a voi “Reliquiario carnale” di Giancarmine Fiume per i tipi di Fallone editore. Ho avuto modo di leggere e recensire l’esordio di Fiume segnandolo come un inizio prodigioso i cui effetti si vedono con nitidezza in questa nuova silloge con metamorfosi propria di un percorso di studio e di ricerca.
Leggo: “Ormai ci siamo./Sertralina e distillati./Non resta che fare la voltura/nel mio cervello eiettabile/come molluschi spiaggiati/nelle vaschette/riciclate dell’Esselunga”.
Si denotano cesure puntuali, precise che tagliano il mezzo e sorprendono in una “solitudine inesplosa”. In realtà, qui Giancarmine Fiume non lascia niente di inesploso né al caso, semmai descrive con acribia la poesia di un “vecchio necrologio/fino a che la campanella/non proclama la nostra resurrezione/nel regionale proveniente da Catania” (p.41). Il “Reliquiario” è compiuto nella carne perché di carne si nutre Fiume con tutto ciò che ne possa conseguire: illusioni, tormenti, delusioni di “amori dolosi”. Ma Fiume non teme, t’ama.
Una silloge che appartiene alla collana “Il fiore nel deserto” e che ci auguriamo continuerà a fiorire. La prefazione è di Maurizio Cucchi.
Alessandra Peluso